Startup. Suggerimenti per migliorare la normativa del 2012

 La “reale efficacia della normativa introdotta nel 2012”. In atto una indagine governativa per verificare e misurare.

L’indagine
Da diverse settimane si sta parlando del Dossier che il Parlamento  aprirà sulle startup. Per la precisione  si tratta di una indagine conoscitiva voluta dal deputato del Movimento 5 stelle Luca Carabetta con l’obiettivo di capire, attraverso una lunga serie di audizioni, quali dovrebbero essere le politiche in grado di sviluppare l’ecosistema  dell’imprenditoria innovativa italiana e potenziare la filiera del venture business.

Carabetta, ha anche spiegato che alle audizioni saranno invitati “operatori del settore” con l’obiettivo di far emergere le criticità dell’ecosistema italiano dell’innovazione e le azioni da compiere a livello legislativo per far crescere il mercato degli investimenti in startup.

In sostanza  l’indagine ha come scopo anche la verifica e la misurazione della “reale efficacia della normativa introdotta nel 2012”, in relazione alle mutate condizioni dell’ecosistema startup. Questa normativa negli ultimi anni è stata oggetto di diverse critiche da parte di alcuni operatori del settore. L’ipotesi che trapela è che possa essere modificata. Se non del tutto superata. Ecco perché con questo articolo e, in quanto “operatori del settore” (impegnati quotidianamente e non astrattamente al fianco degli startupper) vogliamo offrire il nostro contributo in termini di miglioramento.

Non solo capitale “terzo”
A quanto pare il focus dell’indagine è molto spostato (se non esclusivamente centrato) sul c.d. capitale di rischio. Dico cosiddetto perché le audizioni ed i partner privilegiati sono soprattutto Ventures che non rappresentano, sempre e propriamente la soluzione migliore alla necessità di capitali iniziali da parte delle startup, e (anche in fase di sviluppo successivo) spesso diventano una condizione di accesso al capitale molto gravosa sia in termini di “costo dell’investimento” che di “governance”.

Una vera riforma del sistema agevolativo
Una vera riforma del sistema agevolativo dovrebbe partire dalle reali necessità  espresse quotidianamente   dagli startupper, richieste che volentieri riportiamo a chi avrà l’onore e l’onere di accollarsi la riforma dell’intero sistema normativo dedicato alle startup

Fiscalità agevolata
Nelle scorse settimane si è più volte parlato, a proposito della Legge di Bilancio, della introduzione di un regime fiscale agevolato per “startup”. Una dichiarazione che ha creato non poca confusione quando, leggendo nel  merito della proposta, si è verificato che in realtà, non si trattava di “startup” ma di “nuove partite iva”.

Sarebbe stato invece molto interessante  studiare e introdurre una serie di misure di semplificazione e agevolazione fiscale appositamente dedicato alle startup innovative,  partendo dal fatto che per legge le startup: “non distribuiscono utili”; reinvestono gli utili (quando ci sono).

Misure per incentivare il lavoro
Attualmente, ed appare strano, a parte l’introduzione del work for equity e dei piani di incentivazione non credo si sia fatto molto per incentivare il lavoro nelle startup, nonostante molte di esse siano ad elevatissimo impatto di risorse umane, a cominciare dagli stessi soci che vi lavorano. Certo si sono previste maglie più larghe nell’utilizzo dei contratti a termine o dei “contratti assimilabili” ma questo non basta.

Sarebbe interessante avviare  un sistema impattante di agevolazioni che mantenga livelli retributivi degni e adeguati e assorba molto  o tutto l’onere del cuneo fiscale, con ovvia estensione ai soci lavoratori.

Incentivi automatici
Le startup sono aziende veloci
, anzi velocissime che poco si adattano ai tempi di un bando sia in termini di risposte alle domande, che di erogazione.

Ciò che occorrerebbe è un sistema di incentivazione automatico con voucher di diverso importo e per diverse fasi di sviluppo, ad esempio:
– un voucher automatico all’avvio per un importo congruo attivabile e fruibile al momento della avvenuta iscrizione al registro imprese, ed utilizzabile anche retroattivamente per spese e oneri di costituzione e avvio;
– uno o più  voucher di sviluppo, anche “a zero spesa”  convertendo, ad esempio, la gran mole di credito IVA che le startup accumulano nei primi anni di vita e da utilizzare per il personale o nuovi investimenti.

Condizioni e prerogative dei voucher
Ovviamente occorre pensare ai dei tetti massimi di maturabilità (soprattutto per quello iniziale e per i successivi non legati al credito IVA) ed alla documentazione di base da produrre. Tra queste riteniamo idoneo e opportuno che requisito fondamentale per l’attivazione degli incentivi automatici sia la presenza di un business plan (in format di contenuti minimi ma non standard) asseverato da soggetto idoneo (e su questo non si discute che debba essere un Dottore Commercialista e nessun altro) ed allegato alla documentazione necessaria in fase di iscrizione al registro imprese. Business plan che (mutuando quanto accade per le SIAVS in tema di “impatto sociale”) andrà regolarmente aggiornato a cadenza annuale a pena di decadenza del sistema di incentivi automatici.

Procedure più snelle
L’introduzione della possibilità di “costituire senza notaio” ha, (teoricamente), semplificato le procedure di costituzione ma siamo ancora lontani dalla “normale velocità” di una startup, e soprattutto molto lontani dalla semperverde conclamazione della “impresa in un giorno“.

Ecco, quello che si chiede, (che si tratti di costituzione on line o con atto notarile),  è prevedere un tempo massimo di iscrizione al Registro Imprese in sezione speciale contenuto in 5 giorni.

SIB
L’ecosistema impresa si adatta alle nuove condizioni sociali, economiche e di competitività globale, ed è con questo spirito che sono nate le società benefit  in italia.

Sarebbe interessante e opportuno, così come accaduto per SIAVS, prevedere anche le Startup Innovative Benefit (SIB)

di  Nicola Vernaglione

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