“Nell’ultimo decennio (2007-2017) le società di gestione hanno lanciato 115 nuovi fondi socialmente responsabili, che, finora rappresentano il 2% del totale dell’offerta in Italia.”
L’acronimo ESG è composto da tre parole (Enviromental, Social and Governance) che a loro volta racchiudono tre distinti universi di sensibilità sociale, ovvero un passaggio epocale e culturale che passando dalla consapevolezza conduca fino ad una vera e propria responsabilità sociale. Un approccio culturale, appunto che si concretizza in fatti, azioni e decisioni, come ad esempio quelle di escludere dalle partecipazioni societarie (ma anche e semplicemente dal portafoglio titoli) quelle relative a imprese che producono armi o che sfruttano la manodopera minorile. Ma approccio alla responsabilità significa (e l’argomento è più che attuale) anche rispetto dell’ambiente, attraverso l’adozione e l’implementazione di pratiche sostenibili oltre che, a tutto tondo, l’adozione di pratiche di corporate governance improntate alla creazione e restituzione di valore in via circolare.
L’investimento sostenibile (intuendolo nel senso più ampio del concetto), dunque, può essere definito come un approccio di lungo termine che include i fattori ESG nelle decisioni di allocazione del patrimonio: sia quello aziendale, sia esso quello personale del risparmiatore o quello di un fondo comune.
Sostenibilità ambientale (Enviromental)
La sostenibilità in tema di ambiente comprende rischi quali i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione.
Sostenibilità Sociale (Social)
La sostenibilità in tema sociale include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile.
Sostenibilità della governance (Governance)
Il terzo universo è relativo alle pratiche di governo societarie, comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia e l’introduzione di pratiche e sistemi di lotta alla corruzione.
Responsabilità sociale e impact investing
Il concetto di investimento sostenibile è più ampio di altri comunemente usati in questo campo. Ad esempio, socially responsible investing (Sri) fa generalmente riferimento a un approccio che esclude determinati titoli, senza però implicare valutazioni olistiche dei fattori ESG. Impact investing, invece, indica il tentativo di abbinare ai risultati finanziari positive performance dal punto di vista ambientale e sociale. (E’ il principio guida delle Società Benefit)
.I principi dell’Onu
La definizione, comunque, non è univoca. Un punto di riferimento è rappresentato dai sei principi promossi dalle Nazioni Unite nel 2006, noti come PRI (Principles for responsible investment), che sono stati sottoscritti (su base volontaria) da 1380 società dell’industria finanziaria per un totale di 59 mila miliardi di asset in gestione (dati a fine 2015). Essi impegnano gli aderenti a incorporare le tematiche ESG nell’analisi e nei processi di investimento, nelle proprie politiche e pratiche aziendali, nel ricercare trasparenza su questi fattori nelle controparti, nel promuovere la responsabilità sociale nell’industria, nel cooperare su questo fronte e documentare le attività e i progressi.
Esg e performance
Oggi si può considerare superata la dicotomia che contrapponeva chi pensava che il mandato fiduciario ricevuto dagli investitori fosse esclusivamente quello di massimizzare i guadagni e chi, invece, si faceva promotore dei fattori ESG all’interno della gestione. La sensibilità verso pratiche sostenibili è generalmente aumentata nel c.d. mondo capitalistico, ed il movimento di adozione di pratiche sostenibili partito da corporate e multinazionali, si sta diffondendo orizzontalmente e verticalmente fino a raggiungere anche le nostre micro e piccole imprese (è la logica della catena del valore) che seppur non quotate contribuiscono nella catena degli stakeholder, al rispetto dei principi di sostenibilità ESG.
Non è ancora pienamente dimostrabile invece l’assunto secondo il quale l’inserimento dei fattori ESG contribuirebbe in via sostanziale anche al miglioramento delle performance economiche e finanziarie delle imprese che le adottano. Un fatto però è certo: nel primo hanno di adozione di politiche di sostenibilità tutte le imprese hanno visto crescere il proprio portafoglio clienti e ordini in una forbice compresa tra il 2% e il 5%. (fonte ONU; Osservatorio SRI)
Si può ben dire che è un buon inizio!