Startup e aspetti legali. 7 risposte

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Startup e aspetti legali. Quando si avvia una startup occorre tener ben presenti alcuni aspetti di natura legale: dalla privacy al data protection; dalla proprietà intellettuale alla perfetta modulazione ed elaborazione dei contratti di vendita.

Ne abbiamo discusso con Alessandro Basile in una gustosa anticipazione del percorso del quale  è docente nella Academy Creazioneimpresa.

Nel caffè di oggi riassumiamo le 7 risposte salienti dell’intervista del 23 Giugno.

Guarda il video integrale dell’intervista

Startup e aspetti legali. 1. Come ci si occupa di GDPR ?

Innanzitutto considerandola. Spesso si tende a sottovalutare o a trattare superficialmente l’argomento che ricordiamo è un adempimento soggetto a sanzioni. In moltissimi casi tende a confonderla o a limitarla alla sola cookie o privacy policy, che sono sicuramente utili inizialmente quando realizzo la pagine per i test di mercato o per i cosiddetti smoke test. Quando comincio a raccogliere dati sull’utenza o clientela l’adempimento diventa più strutturato e complesso. E’ necessario per esempio gestire le cancellazioni che non significa semplicemente cancellare le email o l’invio della newsletter ma tutti i dati e, se presenti, tutti i file di tracciamento. Quindi è una attività che implica la presenza di un processo aziendale strutturato.

Startup e aspetti legali. 2. Cosa fa il consulente legale delle startup?
E’ ovviamente una figura verticale sugli aspetti legali ma se vuol essere un buon consulente deve essere in grado di comprendere le dinamiche di crescita della startup ed avere le giuste connessioni, ovvero avere le giuste figure professionali in grado di supportare in ogni momento e fase . Quindi ci fa questo mestiere non è semplicemente la persona alla quale richiedere la scrittura del “contrattino” o della NDA ma è qualcosa di molto più complessa e strutturata.
Startup e aspetti legali 3. Termini e condizioni

I “termini e condizioni” non sono nient’altro che un contratto che regola i rapporti tra imprese e clienti e utenti. Il primo suggerimento è evitare il “copia e incolla”. In questo caso il rischio è quello di inserire condizioni prese da una scale up in una early stage rendendola molto più pesanti e regolamentate del necessario. In altri casi si assiste al copia incolla da imprese che a primo sguardo sembravano avaere lo stesso modello di business ma che in realtà differisce ad esempio nei singoli servizi. Una cosa importante da considerare è la casistica del business ti consumer. In questo caso va posta molta molta attenzione alla tutela del consumatore soprattutto in termini di resi e recesso. In questo caso la mancanza di queste clausole è sanzionabile. Bisogna inoltre tener conto delle regole di restituzione del pagamento in caso di recesso che devono corrispondere: il pagamento a mezzo carta di credito va restituito su carta di credito, a meno, appunto, nei termini e condizioni, non si definiscano ulteriori ed alternative modalità di restituzione.

Startup e aspetti legali 4.A proposito di marketplace

In genere nei contratti di vendita bisogna tener conto dei tempi di fatturazione e pagamento che possono impattare pesatamente sul cash flow. Ad esempio se inserisco condizioni di pagamento a 30 giorni dalla emissione fattura e le fatture le emetto nei tempi massimi dalla vendita potrei incassare a 45 giorni dalla vendita avendo anticipato i costi. Parlando di Marketplace occorre innanzitutto considerare tutte le parti in gioco. La startup, il venditore, il cliente, quindi di fatto è un contratto a tre. In questo caso è necessario definire chi fattura a chi, chi incassa il corrispettivo e come. Ovviamente occorre considerare che chi vende il prodotto o il servizio è l’impresa che utilizza il Marketplace per la vendita quindi tutte le responsabilità connesse  sono dell’impresa.  In relazione poi all’incasso del compenso per la presenza sul Marketplace in particolare per la parte fee se si prevedere l’incasso totale della vendita e la restituzione netta all’impresa in tempi lunghi, piuttosto che prevedere lo split payment che prevede la separazione istantanea della fee e del netto al venditore. Molte startup preferiscono gestire e trattenere flussi di cassa delle vendite. In questo caso può risultare una strategia che allontana gli inserzionisti.

In tutto questo, quindi, una volta definiti tutti i processi di vendita, fatturazione e pagamenti, occorre traslarli in contratti molto accurati.

Startup e aspetti legali 5. Cosa sono gli smart contract?

Va detto subito che sono un programma software. Con questo concetto si intende la trascrizione e traduzione di un contratto, contenente delle condizioni che devono essere rispettate per fare sì che le definizioni operative possano essere compiute. La logica che viene rispettata è quella del “if-this-then-that”, ovvero “se questo accade allora succede”. Ne consegue che il supporto legale è quindi di utilità nella stesura dello smart contract, ma non nella fase di verifica e attivazione, che avviene in maniera automatica.

Gli smart contract possono essere ad esempio una parte della esecuzione del contratto come ad esempio lo sblocco di un pagamento legato alla consegna del bene.

In via più profonda lo smart contract può servire ad automatizzare i processi anche nella gestione della GDPR.

Startup e aspetti legali. 6. Sviluppo software e licenza software

Innanzitutto tracciamo le differenze. Nello sviluppo vi è una società che sviluppa ad hoc un programma. Nella licenza vi è un programma già sviluppato per il quale pago un compenso per il suo uso.

Una cosa importante riguarda la proprietà dei codici sorgenti. Quindi nei contratti di sviluppo software occorre porre attenzione sulla proprietà intellettuale che deve restare  della startup e non allo sviluppatore.

Una degli aspetti legati a questo riguarda la regolamentazione del diritto di proprietà e di utilizzo.

E’ un po’ come il proprietario di un immobile e l’inquilino affittuario.

Ad esempio può capitare che la startup può utilizzare i codici sorgenti registrandoli alla SIAE per ottenere il requisito di iscrizione alla sezione speciale del Registro Imprese. Lo sviluppatore utilizza quei codici sorgenti per sviluppare e vendere altri software.

Startup e aspetti legali. 7. Parliamo infine di blockchain, token e tokenizzazione

Quando si parla di blockchain  possiamo parlarne “per startup” o “da startup“. La blockchain può essere nativa o da implementare. Ad esempio posso decidere utilizzare anche contrattualmente la blockchain.

In via semplificata la blockchain è un registro distribuito, trasparente e immutabile.

Una delle applicazioni originarie della blockchain ha riguardato la tracciabilità del prodotto per fornire le informazioni al consumatore. Un aspetto importante da considerare riguarda: chi inserisce le informazioni e chi le controlla. Le informazioni possono essere gestite manualmente o attraverso l’intelligenza artificiale. Questa seconda modalità risolverebbe il problema di errori o falsificazioni ma non quello della certificazione dell’intera filiera. Ad esempio posso certificare l’origine dell’imbottigliamento di olio di oliva EVO; del frantoio; ma non posso certificare le olive che sono arrivate la frantoio…

Parlando di token e tokenizzazione va detto che il token è di fatto un asset digitale ovvero un certificato collegato alla proprietà di un bene o un servizio: una bottiglia di vino; una sedia; un immobile o porzione di esso; anche un credito.

Un’aspetto importante dei Token e di Tokenizzazione dei processi è quello che riguarda i servizi. Ovvero posso tokenizzare e quindi prevedere la “prevendita” di un servizio (come di un prodotto). E’ evidente che se parlo di servizi di know how e prevendendo i token anche la trasferibilità del diritto sottostante risulta complicato concepire l’acquisto da parte di un soggetto e la prestazione verso un altro al quale il token è stato trasferito. In questo caso è molto meglio tokenizzare il credito. Alternativamente prevedere la tokenizzazione di servizi standardizzati (Consultech).

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