Startup e programmi elettorali. Togliamoci subito un dubbio: non siamo schierati e non abbiamo preferenze “a prescindere” e questo non è, in alcun modo, un articolo che vuole influenzare il voto verso un qualsivoglia schieramento politico.
Quello che vogliamo, in diretta connessione con la nostra mission a servizio delle startup e delle società benefit, è informare, ovvero, in questo caso, fornire un resoconto oggettivo di quanto gli schieramenti politici in corsa alle prossime elezioni del 25 settembre, prevedono in tema di startup e società benefit nei propri programmi ufficiali. Argomento politicamente attuale e trasversale alla luce della recente notizia che anche la NATO ha lanciato il primo fondo transnazionale per investimenti in startup tecnologiche.
Certo, va detto, chiunque sieda sulla poltrona più alta del prossimo governo, dovrà affrontare temi ben più gravi e pressanti che impattano (e impatteranno) pesantemente sulla nostra quotidianità. Ma i governi si valutano sulla capacità di risolvere (con giusta graduazione) i problemi e sulla capacità di creare opportunità e benessere, e noi, non potevamo esimerci da questa analisi.
E’ un interesse corporativistico o (per essere più attuali) lobbistico?
Certo che si. D’altronde moltissime Leggi o Decreti hanno emanazione per interessi corporativistici (si veda il dietrofront sulle costituzioni on line) e non avendo le startup e le società benefit alcun organo ufficialmente accreditato (o almeno ascoltato) a livello istituzionale, proviamo a dare il nostro piccolo contributo.
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Per evitare ogni possibile strumentalizzazione abbiamo riportato fedelmente i testi dei programmi elettorali pubblicati dagli schieramenti politici nei propri canali ufficiali ed utilizzando come ricerca testo nei documenti (i programmi) la parola “startup” o “start up” o società benefit (o benefit).
I testi saranno riportati fedelmente in ordine non casuale ovvero partendo dallo schieramento che (attualmente, ovvero nel momento in cui abbiamo scritto questo articolo) risulterebbe in testa nei sondaggi per poi scalare verso i successivi.
A completamento di questo contributo, riporteremo quelle che per noi sono (solo alcune) azioni necessarie e urgenti.
Startup e programmi elettorali. Cosa prevedono i singoli schieramenti.
Occorre una necessaria premessa. Come già detto abbiamo utilizzato un criterio unico (riduttivo ma oggettivo) per tutti i testi dei programmi elettorali: la ricerca testo “startup”, “start up”, “benefit”. Chiariamo subito che (come è possibile constatare) nei programmi si utilizza il termine “startup” per indicare le nuove imprese, spesso senza particolari distinzioni quando ci si riferisce alle startup innovative; l’argomento delle società benefit (specifico) è totalmente assente in tutti i programmi, seppure è riscontrabile il tema della sostenibilità perlopiù riferita a quella ambientale o sociale (ma riferita in quest’ultimo caso al Terzo Settore).
Passiamo quindi alla lettura.
Startup e programmi elettorali. La Coalizione di Centrodestra
Come detto seguiamo un criterio di “preferenza” nei sondaggi iniziando quindi dalla coalizione di centrodestra.
Il testo di seguito riportato è tratto fedelmente dal documento ufficiale (pdf) “PER L’ITALIA. Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra”
Al punto 15 del programma (Giovani, sport e sociale) riscontriamo l’unico riferimento programmatico alle startup: “Supporto all’imprenditoria giovanile, incentivi alla creazione di start up tecnologiche e a valenza sociale”.
Non riscontriamo ad oggi alcun riferimento alle società benefit sebbene in diversi punti troviamo l’argomento della sostenibilità ma questo vale per i programmi elettorali di tutti gli schieramenti.
Startup e programmi elettorali, La Coalizione di Centrosinistra
Passando al secondo (per importanza nei sondaggi) degli schieramenti, esaminiamo il documento di programma dello schieramento di centrosinistra.
Il testo di seguito riportato è tratto fedelmente dal documento ufficiale (pdf) “PROGRAMMA ELETTORALE 2022. INSIEME PER UN’ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA”.
Nella parte I al punto 1 del programma (Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale) troviamo il primo riferimento alle startup “Vogliamo rafforzare il grande potenziale delle nostre imprese, dei piccoli imprenditori, delle start-up innovative, del mondo degli artigiani e dei professionisti, attraverso misure di sostegno e di semplificazione, favorendo la transizione 4.0 in uno scenario che coniughi innovazione, concorrenza e sostenibilità”
Nella parte II al paragrafo Accelerare e gestire le transizioni: strumenti e leve per la crescita troviamo il seguente testo “Vogliamo estendere la detrazione IRPEF del 50% oggi prevista per le start Up innovative a tutte le tipologie di start-up avviate da giovani under 35”.
Sempre nella parte II al paragrafo Conoscere è potere: scuola, cultura, socializzazione riscontriamo il seguente testo “ Proponiamo di creare un Fondo nazionale per il pluralismo, l’informazione di qualità e il contrasto alla disinformazione, da finanziarsi tramite un prelievo sui ricavi da pubblicità online per le grandi piattaforme digitali. IL Fondo finanzierà i giovani giornalisti e le start up dell’informazione digitale, mentre per le industrie culturali e creative proponiamo incentivi fiscali, forme di agevolazioni nell’accesso al credito e promozione di strumenti innovativi di finanziamento; piano di investimenti per lo sviluppo del settore”.
Startup e programmi elettorali. Movimento 5 Stelle
Seguendo l’ordine secondo il criterio condiviso passiamo alla lettura del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. In questo caso si è consultato il documento ufficiale “DALLA PARTE GIUSTA. CUORE E CORAGGIO PER L’ITALIA DI DOMANI”
Al punto programmatico “Dalla parte dei giovani: per il loro futuro, di benessere e stabilità” troviamo il primo riferimento alle startup “INCENTIVI ALL’IMPRENDITORIA GIOVANILE E SBUROCRATIZZAZIONE DELLE STARTUP”
Al punto programmatico “Dalla parte delle nuove tecnologie: per un paese digitale e moderno” troviamo il secondo riferimento alle startup “INVESTIRE NELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO Startup e imprese innovative, scuola, università, centri di ricerca, talenti e professionisti, investitori”.
Startup e programmi elettorali. Azione – Italia Viva
Chiudiamo la nostra analisi con lo schieramento Azione – Italia Viva, leggendo il documento programmatico ufficiale denominato “Programma Elettorale Azione -Italia Viva – Calenda per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica”.
Al capitolo “Diritti e pari opportunità” al Punto II della sezione delle pari opportunità leggiamo il punto 2 intitolato: Sostenere l’imprenditoria femminile, soprattutto in ambito innovativo con il seguente testo “Il PNRR ha destinato oltre 400 milioni di euro alle imprese femminili, rimodulando gli attuali sistemi di sostegno all’imprenditoria femminile attraverso attività di mentoring e assistenza tecnico-manageriale. Noi intendiamo proseguire rendendo strutturale e potenziando il Fondo per l’Imprenditoria Femminile; potenziando il credito agevolato; con incentivo fiscali per PMI che creano reti di servizi condivisi; dando supporto alle imprenditrici mamme (introduzione di tutele, durante e per i primi mesi dopo la gravidanza o adozione, per le lavoratrici con unica fonte di reddito da lavoro indipendente”.
Al capitolo “Innovazione digitale e space economy” troviamo il punto 4 intitolato “Start up” con il seguente testo “L’Italia è uno dei Paesi con il maggior potenziale di crescita nella creazione di nuove imprese (cd startup) e nell’attrazione di investimenti privati in fondi venture capital ed investimenti diretti in startup. Proponiamo di eliminare del tutto la tassazione del capital gain sugli investimenti in startup e venture capital e di aumentare l’incentivo fiscale per coloro che investono per attrarre una quota maggiore di investimento di fondi pensione ed enti assicurativi nell’economia reale. Riteniamo inoltre necessario innalzare l’aliquota del credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti in innovazione al 50% ripristinando la versione del Governo Renzi, prevedendo una maggiorazione se sono coinvolti centri di ricerca universitari, altre startup o PMI innovative”.
Startup e programmi elettorali. La nostra To-do list.
Terminata l’analisi dei programmi elettorali degli schieramenti riportiamo quelle che secondo noi, sono (le più urgenti) alcune delle fondamentali misure da adottare da parte del prossimo Governo.
1. Incentivi fiscali
Il sistema degli incentivi fiscali per chi investe in startup e PMI innovative va rafforzato uniformandolo alla soglia del 50% sia in detrazione (persone fisiche) che in deduzione (persone giuridiche) eliminando gli sbarramenti del “de minimis” e introducendo (per le persone fisiche) l’opzione di conversione in credito d’imposta.
Nell’ottica della promozione dell’imprenditoria sostenibile e dell’innovazione sociale sarebbe idoneo e opportuno estendere queste misure alle Società Benefit.
2. Misure per incentivare il lavoro
Attualmente, ed appare strano, a parte l’introduzione del work for equity e dei piani di incentivazione non crediamo si sia fatto molto per incentivare il lavoro nelle startup, nonostante molte di esse siano ad elevatissimo impatto di risorse umane, a cominciare dagli stessi soci che vi lavorano. Certo si sono previste maglie più larghe nell’utilizzo dei contratti a termine o dei “contratti assimilabili” ma questo non basta. Sarebbe interessante avviare un sistema impattante di agevolazioni che mantenga livelli retributivi degni e adeguati e assorba molto o tutto l’onere del carico fiscale che grava sulle imprese.
3. Incentivi automatici
Le startup sono aziende veloci, anzi velocissime, che poco si adattano ai tempi di un bando, sia in termini di risposte alle domande di agevolazione, che di erogazione. Ciò che occorrerebbe è un sistema di incentivazione automatico con voucher di diverso importo e per diverse fasi di sviluppo, ad esempio:
– un voucher automatico all’avvio per un importo congruo attivabile e fruibile al momento della avvenuta iscrizione alla sezione speciale registro imprese, ed utilizzabile anche retroattivamente per spese e oneri di costituzione e avvio;
– uno o più voucher di sviluppo, anche “a zero spesa” convertendo, ad esempio, la gran mole di credito IVA che le startup accumulano nei primi anni di vita e da utilizzare per il personale o nuovi investimenti.
– uno o più voucher per attività di supporto manageriale magari seguendo lo stesso impianto già utilizzato per la misura “innovation manager” istituendo (al pari degli innovation manager) un apposito albo degli startup specialist e advisor (professionisti e società).
Anche in questo caso sarebbe opportuno estendere le misure alle Società Benefit.
4. Meno burocrazia per le agevolazioni
Per i suddetti voucher sarebbe opportuno ridurre al minimo l’impatto burocratico richiedendo quale criterio di erogazione:
– per le startup innovative per il primo voucher automatico: l’iscrizione alla sezione speciale del registro imprese ed il deposito di un business plan semplificato (piano investimenti) in linea con quello da rilasciare (a termini di legge) agli investitori nella startup e da allegare al fascicolo per ottenere il beneficio delle detrazioni;
– per le startup innovative per i voucher successivi: la conferma dei requisiti di startup innovativa e l’aggiornamento del business plan semplificato con evidenza degli investimenti;
– per le società benefit: la relazione di impatto e il business plan semplificato.
Oggi il vero e pesante problema è l’assurdo sistema delle agevolazioni, in particolare per le misure gestite dalla Agenzia Invitalia.
Non vogliamo entrare nel merito delle modalità di selezione dei progetti che vengono agevolati, ma proporre di rivedere radicalmente l’intero sistema di erogazione che spesso (se non sempre) risulta assolutamente inapplicabile per le startup obbligate a spendere prima di ricevere o obbligate a produrre impossibili fideiussioni per ottenere l’anticipo del contributo.
Ma è la fase di rendicontazione quella più assurda e burocratizzata che si sostanzia con la produzione di documentazione spesso ripetitiva o del tutto inutile o superflua per ottenere poi, con tempi lunghissimi, l’erogazione delle tranche rendicontate e obbligando (molto spesso) le startup beneficiarie a richiedere ulteriore credito “bridge” al sistema bancario.
5. Incubatori e acceleratori “di fatto”.
L’attuale normativa che regolamenta gli incubatori e acceleratori di startup è assolutamente superata e inopportuna restringendo la possibilità di accreditamento alle sole strutture che abbiamo “aule” e “spazi fisici”.
La realtà dei fatti è del tutto diversa. Attualmente oltre il 90% di tutte le attività di accompagnamento delle startup avviene con attività e programmi on line, da parte di soggetti molto qualificati che però risultano penalizzati (piuttosto che premiati!) per l’assenza di una struttura fisica o di attività in presenza.
6. Sburocratizzazione
Al momento è uno dei problemi che le startup condividono pesantemente con le “imprese tradizionali”
La cancellazione della possibilità di “costituzioni on line” e senza notaio ha rappresentato un passo indietro notevole e sarebbe il caso di riprendere in mano la questione anche alla luce del giusto recepimento della direttiva europea (2019/1151).
7. Potenziamento Fondo di Garanzia per Startup
Questa è una delle misure che meglio ha funzionato dalla sua introduzione e per questo occorre potenziarla e migliorarla a cominciare dalla possibile introduzione di una misura (molto utile in momenti come questo) che preveda un costo massimo del mutuo contenuto nel 2% (TAEG). Una misura che assorba (come intervento diretto o come contributo in conto interessi istantaneo) le differenze tra soglia minima e costo dell’operazione.
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Ci sarebbe molto altro da dire ma la momento ci fermiamo qui e, come sempre ci rendiamo disponibili al qualsiasi confronto o suggerimento.