Di cosa si parla
Work for Equity. Proseguiamo il nostro speciale del work for equity. Dopo aver saggiato, numeri alla mano, con il contributo di Nicola Tracanella un esempio di convenienza, Ezio Este ci accompagnerà nel processo di contabilizzazione. Può sembrare un procedimento banale, ma come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli, cui occorre prestare particolare attenzione.
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Work for Equity. La fattura e il credito
In una ipotetica raffigurazione dell’intero percorso siamo alla fine del processo del Work for Equity. Abbiamo scritto il contratto, cui abbiamo conferito data certa, la prestazione è stata resa e opportunamente rendicontata con appositi time sheet, ed è stata emessa la fattura, con tutti i “sacri crismi” che evidenziano che trattasi di un’operazione in work for Equity. La fattura infine è stata ricevuta dalla società (startup o pmi innovativa)
Ora occorre registrare la fattura in contabilità. E fin qui niente di particolarmente complesso. Si tratta di una fattura di prestazioni di servizi (ricordiamo qualificati), e come tale va trattata. Verrà quindi rilevato il costo, l’iva (se il prestatore non è un soggetto in regime forfettario) e il debito verso il prestatore.
Precisiamo sin da subito due cose:
1) trattandosi di una prestazione, per espressa previsione normativa, non imponibile in capo al prestatore non dovrà essere operata la ritenuta a titolo d’acconto;
2) la prestazione non è imponibile solo ai fini reddituali (e di conseguenza contributivi). Quindi l’iva è dovuta con i meccanismi ordinari: deve essere pagata al prestatore che provvederà a versarla e detratta dalla società.
È ora opportuno precisare quando è necessario registrare la fattura, al di là delle regole, strettamente fiscali e civilistiche in tema di iva e di registrazione degli accadimenti aziendali.
L’operazione di Work for Equity, si sostanzia nella remunerazione di una prestazione (qualificata) con quote di capitale, attraverso la compensazione che – come dice l’articolo 27 del DL 179/2012 – “tiene luogo del pagamento”.
Quindi per effettuare la compensazione di quote con un credito, la società deve avere iscritto nella propria contabilità il debito verso il prestatore, prima di operare tale compensazione.
Work for Equity. La rilevazione dell’aumento di capitale
Abbiamo già scritto diversi contributi sulle varie modalità per poter effettuare un aumento di capitale. Da ultimo, qui, nello speciale detrazioni dello scorso marzo.
Qualora si tratti di un aumento di capitale in via inscindibile l’aumento di capitale sarà deliberato in un’assemblea davanti al notaio e verrà contestualmente sottoscritto e liberato mediante la compensazione del credito che sarà registrato in contabilità e di cui verrà data notizia nella Situazione Patrimoniale da allegare all’atto notarile.
Può accadere, come in effetti spesso accade, che invece la società abbia già deliberato un aumento di capitale in via scindibile a servizio del work for equity, magari anche prima di avviare tutto il processo.
Quindi sarà compito degli amministratori curare gli adempimenti necessari per la sua sottoscrizione e relativa liberazione mediante la compensazione del credito.
In questo caso può essere opportuno prevedere una delibera dell’organo amministrativo in merito all’operazione, per poi procedere alle formalità pubblicitarie presso il registro imprese.
Effettuati gli atti giuridici è necessario trasporli nella contabilità sociale compensando (o come si dice “chiudendo”) il debito con le poste contabili di quote (azioni) ed eventuale sovrapprezzo.
Work for Equity. La capitalizzazione della prestazione
Per concludere torniamo al momento di registrazione della fattura. Fin qui abbiamo analizzato cosa accade a livello di passività e patrimonio netto.
Ora è il momento di occuparci dell’altra metà del cielo: ovvero della contropartita.
Sappiamo che prestazione di Work for Equity deve essere una prestazione altamente qualificata, come ci ha ricordato l’agenzia delle entrate in occasione di una risposta a un interpello del 2021.
Una prestazione di servizi, in ragione della sua natura, può essere contabilizzata a conto economico e quindi formare un costo di esercizio, che essendo inerente, sarà integralmente deducibile.
Ma il work for Equity esplica il massimo della funzione quando la prestazione, in applicazione dei principi contabili, può essere capitalizzata e quindi iscritta tra le immobilizzazioni immateriali.
Pensiamo, per citare solo un esempio, allo sviluppo di una piattaforma o di un software.
In questo modo si ottiene anche un’ottimizzazione dell’equilibro patrimoniale e dei relativi indici di bilancio in quanto l’importo iscritto nelle immobilizzazioni avrà esattamente il suo contraltare nel patrimonio netto (quote e sovrapprezzo).
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Per oggi ci fermiamo qui. Con il prossimo approfondimento entreremo nel merito del contratto di work for equity ed in particolare della prestazione e del prestatore