Terminiamo il nostro appuntamento con il decalogo dei dieci errori più comuni da evitare trattando gli ultimi errori ricorrenti
Errore #7. Non considerare il burning rate prima del “primo euro”
E’ un fattore importante se non determinante. Generalmente l’attenzione dello startupper si concentra sul capitale necessario per “allestire l’attività” quindi si considerano esclusivamente gli investimenti in attivi materiali e immateriali (ndr. attrezzature, impianti, macchinari, arredi, software produttivi, ecc.) nella determinazione del fabbisogno finanziario iniziale, considerando il capitale circolante e di esercizio (ndr. acquisto merci, materie prime, costi per utenze, consulenze, servizi, pubblicità, ecc.) come istantaneamente coperto dai ricavi, e non considerando affatto alcuni costi e spese che precedono di molto l’apertura della attività e la produzione del primo ricavo. In alcune attività innovative (tutte le attività web based) il momento dei ricavi può essere spostato in avanti di moltissimo, sarà quindi fondamentale e necessario non solo tener conto di questo periodo di avviamento e preavviamento ma anche dei capitali necessari al preavvio, all’avvio e al lancio. Sarà questo il vero fabbisogno complessivo di capitali da considerare, e sarà altrettanto importante considerare quanto di questo denaro consumeremo mensilmente (burning rate, appunto).
Motto: guardate lontano senza perdere di vista il presente
Errore #8. Non considerare l’IVA tra i fabbisogni o non considerarla affatto
Per molti startupper il concetto stesso di IVA é un tabù o un mistero al punto tale che alcuni preferiscono ignorarne l’esistenza.
Bene benché l’IVA rappresenti una c.d. partita di giro, ovvero quella che pago poi la recupero, e non risulta avere alcuna implicazione economica sulla gestione dell’attività, ha però un notevole impatto finanziario sull’avvio dell’attività, anche perché stiamo parlando (quasi sempre) del 22%.
Ciò significa, riportandoci all’errore #7, che nel nostro fabbisogno finanziario iniziale e di avvio dovremo maggiorare il tutto del 22%, si perché é vero che lo recupereremo principalmente come credito d’imposta, ma questo avverrà presumibilmnte quando avremo un volume di ricavi idoneo a compensarla pienamente.
Motto: L’IVA é uovo oggi e gallina domani
Errore #9. Scegliere i fornitori iniziali pensando solo al prezzo
La scelta dei fornitori iniziali per gli investimenti e non solo, é un processo molto importante ed impattante sullo stesso avvio dell’attività. Occorre quindi selezionarli e valutarli attentamente. La dovremo considerare una scelta strategica non una pura formalità. L’errore ricorrente é quello di valutarli sulla sola o prevalente variabile della convenienza di prezzo. Giusto ma se é uno dei fattori discriminanti, insieme alle capacità tecniche, alla offerta di assistenza, alla esperienza, alla certezza del rispetto dei tempi di fornitura ed alle condizioni di pagamento. Già le condizioni di pagamento. Si perché, ritorniamo ancora una volta sul determinante aspetto finanziario, un fornitore che ci permette di diluire i pagamenti é sicuramente preferibile ad uno che ha un prezzo inferiore ma pagamenti istantanei con anticipo congruo e saldo totale alla consegna. Ci sta bruciando (burning rate) tutta la liquidità, e non possiamo permettercelo.
Motto: Non tutto quello che appare, “é”
Errore #10. Pensare alle agevolazioni pubbliche in forma di finanziamento come unica risorsa per attivare l’impresa
Spesso (se non sempre) l’approccio alle agevolazioni pubbliche (in forma di bandi agevolativi per l’avvio di impresa) viene vissuto (di più in alcune regioni d’Italia) con una domanda che ne sintetizza l’approccio “che c’é? che si può fare?“. E la nostra risposta/domanda é sempre la stessa ” cosa hai, di tuo? qual’é l’idea?“. Già perché la risposta é nella stessa terminologia: agevolazioni! Cioé agevolano l’avvio, ma non risolvono. Quindi nell’ambito di una strategia ed un piano finanziario sostenibile per l’avvio, bisogna sempe considerare tre elementi ed uno o più piani di riserva: quanto ho di mio (almeno l’IVA + il 3%); quanto posso chiedere ad altri finanziatori (banche ma anche altri potenziali privati, un altro 25%) e poi vengono le agevolazioni pubbliche che tra l’altro non sono una certezza ma una eventualità sottoposta a valutazione e procedure di erogazione che spesso arrivano ad oltre 180 giorni
Motto: Prima, mettersi le mani in tasca!
Quindi ci siamo. Siamo pronti ad essere sturtupper provetti!?
Buon lavoro