Essere “Startupper”. I classici errori da evitare. Errori da #1 a #3

Nella mia esperienza (Nicola Vernaglione) di consulente per lo Startup d’impesa, ho selezionato ed aiutato a nascere e crescere numerose attività in svariati settori. Nella fase inziale di definizione del progetto di impresa sono ricorrenti una serie di errori di valutazione o considerazioni errate, che qui ripropongo

Errore #1. Mettiamoci tutto.
Il principale errore ricorrente è quello che definisco “l’euforia dello startupper”. Ovvero la logica di concepire inizialmente un business complesso con molti prodotti e servizi (spesso slegati tra loro); svariati segmenti da raggiungere  e bisogni non esattamente definiti. Una startup che funzioni deve essere, inizialmente focalizzata su un business (modello) molto semplice ed efficace, con il requisito della scalabilità. Insomma si parte con quello nel quale si è più forti e che risolve il problema più importante generando il più presto possibile clienti e ricavi, prevedendo un modello di crescita ed espansione a partire dal terzo anno. Nella fase iniziale gli elementi da controllare (anche non strettamente attinenti al business) sono tantissimi, ed il rischio di errore è dietro l’angolo e può pregiudicare l’immagine ed il posizionamento dell’impresa Motto: consolidare e ampliare.

Errore #2. Non considerare il tempo una risorsa scarsa
Questo è un errore perlopiù ricorrente nello startup di attività di servizi e/o di vendita di know-how nei quali il principale fattore produttivo sono le persone stesse che erogano il servizio e dove il potenziale produttivo deve essere per forza di cosa in ore o giorni uomo.

Gli errori ricorrenti sono generalmente due:
– Non considerare la remunerazione oraria o al giorno
– Considerare il tempo disponibile illimitato
Motto: il tempo è denaro

Errore #3. Non ho concorrenti
Questo è in assoluto il vincitore. Tutti, e dico tutti, gli startupper hanno la convinzione di aver trovato l’uovo di colombo. Il prodotto o servizio unico, la soluzione che cambierà il mondo, e per questo alla fatidica domanda “abbiamo analizzato l concorrenza?” o “chi sono i vostri concorrenti?” la risposta è quasi sempre “non abbiamo concorrenti”. Purtroppo, ed evidentemente non è mai così. Questo accade perché vi è una elevata concentrazione sul prodotto o sul servizio in quanto tale, e si pensa e crede che renderlo unico o migliorandolo, o anche a volte, inventandone uno nuovo (per carità a volte accade davvero) non si abbiano concorrenti e che per questo tutti i potenziali clienti diverranno nostri clienti effettivi. La realtà è ovviamente molto diversa quando si analizza il settore (ovvero i clienti posizionati sul medesimo bisogno), prima che il mercato specifico (concorrenti che soddisfano il medesimo bisogno con offerte simili). E quindi, al minimo, si avranno concorrenti “indiretti” (di settore) che sono importanti quanto i diretti se consideriamo il potenziale di spesa di ogni potenziale cliente come una quota “predefinita” destinata soddisfare quella specifica categoria di bisogno (ad es. se sto analizzando il potenziale di un ristorante che lavora nel weekend, rientrerò principalmente nella categoria di bisogno leisure, e non in quella di pasto funzionale, di conseguenza i miei concorrenti saranno tutti gli operatori che soddisfano il bisogno leisure dato un determinato budget di spesa).

Al prossimo appuntamento per i prossimi tre errori.

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