L’attualità e le statistiche della associazioni di categoria ci parlano del dettaglio di abbigliamento e calzature come un settore in crisi costante, con chiusure e cali nelle vendite. Un settore in crisi sembrerebbe, ma non se si guarda alle crescenti statistiche degli acquisti on line. Esiste una via d’uscita? Certo cambiare il modello, rifocalizzando il business
Più di 7 italiani su 10 fanno “showrooming“, ossia comprano online (magari a un prezzo più basso) un prodotto che hanno visto, e magari anche provato, in negozio. Ma vale anche il contrario: altrettanti cercano un prodotto sul web, e poi vanno a comperarlo in negozio. In questo caso si parla di reverse showrooming e il fenomeno riguarda anch’esso oltre il 70% dei consumatori del Bel Paese.
E’ un esempio tra tanti di come nei consumi degli italiani online e off-line non sono rivali, ma coesistono e sempre più spesso rappresentano fasi complementari del processo di acquisto. E’ quanto emerge dalla PwC Total Retail Survey , che ha analizzato i comportamenti di consumo online e l’attitudine alla multicanalità di 19.000 consumatori in 19 paesi, tra cui oltre 1000 italiani.
Il nuovo ruolo del negozio
Il negozio resta centrale nel processo d’acquisto, soprattutto per gli italiani: il 38% (36% a livello globale) si reca settimanalmente in negozio, contro il 25% che utilizza il PC, il 13% il tablet e il 12% lo smartphone. Pur rimanendo determinante nel processo di acquisto, il negozio fisico conquista un nuovo ruolo poiché i consumatori sono sempre più propensi ad utilizzarlo come vetrina per poi comprare online, spinti dalla convenienza di prezzo.
Chi preferisce il negozio rispetto ai canali digitali, mette ai primi tre posti la possibilità di provare e testare il prodotto (65% Italia, 60% globale), la gratificazione istantanea dell’acquisto in negozio (52% Italia, 53% globale) e la maggior sicurezza sull’adeguatezza del prodotto nel soddisfare le proprie esigenze (33% Italia e campione globale).
Showrooming e reverse showrooming
Il trend globale che emerge è sempre più quello della “ricerca incrociata” comune a oltre il 70% dei consumatori intervistati: tale aspetto riguarda sia lo showrooming (ricerca in negozio-acquisto online), sia il reverse showrooming (ricerca online-acquisto in negozio), a dimostrazione della sempre maggiore integrazione e complementarietà dei diversi canali.
Rispetto al campione globale, gli italiani che adottano comportamenti di showrooming lo fanno il più delle volte visitando siti internazionali, perché alla ricerca di prezzi più convenienti.
Cosa vogliono i consumatori di domani?
Tutti i consumatori trascorrono ormai più tempo online da dispositivi mobili rispetto a quelli fissi, con uno scarto più elevato sui più giovani. Considerando la Total Digital Audience complessiva, il target giovani di 18-24 anni è quello che passa più tempo connesso, con 2 ore e 22 minuti al giorno. A fronte di 20 milioni di utenti attivi ogni giorno su Facebook, 16 milioni (76%) accedono da dispositivi mobili. Oggi i maggiori utilizzatori dei canali di vendita digitali sono i consumatori fra i 25 e i 44 anni. Da un lato questi consumatori, pur non essendo nativi digitali, non sono estranei alle tecnologie digitali; dall’altro, presentano un elevato coinvolgimento nel processo d’acquisto e possiedono un potere d’acquisto maggiore rispetto ai più giovani.
Gli utenti più giovani, in compenso, sono quelli più interessati alle tecnologie fortemente legate all’experience in store, come QR Codes per contenuti aggiuntivi, video walls e mirror interattivi. E sono i più sensibili alla tematica del real time, sia per offerte personalizzate che per verificare la disponibilità dei prodotti. I nativi digitali saranno, in un orizzonte di breve termine, un target cruciale per molti brand: occorre prepararsi fin da oggi per cogliere al meglio questa opportunità