Il Dizionario dello startupper. 30 e più termini da conoscere per "sopravvivere"

Da acceleratore a preseed, fino a bootstrap e capital gain, tanti nuovi termini, quasi tutti in lingua inglese che hanno creato una nuova lingua: lo startuppese in continua evoluzione e con “nuove coniazioni” quasi quotidiane

STARTUP:  una startup è una società progettata per crescere rapidamente. Non è necessario per una startup essere basata sulla tecnologia o ricevere finanziamenti di rischio o avere una sorta di “exit”. L’unica cosa essenziale è la crescita, tutto quello che si associa alla startup è conseguenza della crescita.
INCUBATORE: è un luogo dove si condividono spazi e servizi, la startup non riceve mentorship ma ha accesso ai servizi e al networking. In cambio paga un affitto mensile per postazione e riceve: network – amministrazione e legale – spazi e connetività.
ACCELERATORE: l’accelleratore opera nel primissimo periodo di vita dell’azienda e la supporta con mentorship, con un luogo fisico dove operare e con i servizi necessari alla sua crescita; è gestito principalmente da imprenditori e mentors ed è un luogo dove si riceve assistenza sul modello di business. L’accelleratore aiuta la startup a: definire il business model – utilizzare le metriche – preparare il round di seed – prototipare il servizio/prodotto – accedere alla tecnologia – effettuare i primi test commerciali.
BUSINESS ANGEL: I business angel sono individui che investono i propri denari in aziende in cambio di partecipazioni, presenti o future, nel capitale di queste. Contribuiscono con la loro presenza alla crescita della startup e questo garantisce minor probabilità di fallimento rispetto alle imprese che si basano su altre forme di finanziamento iniziale. Entrano in gioco nella fase iniziale di “round seed” colmando la lacuna in fase di primo finanziamento chiedendo ad amici e familiari.
VENTURE CAPITAL: Il venture capitalist opera attraverso un veicolo o un fondo investendo soldi di terzi. Fornisce il capitale finanziario agli stadi iniziali, ad alto potenziale e ad alto rischio, alle imprese a forte crescita. Il fondo di venture capital guadagna attraverso il possesso di partecipazioni in società nelle quali ha investito.  Il venture capitalist di solito investe in quello che è denominato “round A”, fornendo capitali per la crescita e acquisendo quote di minoranza.
PRIVATE EQUITY: Il private equity è un’attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società target, ossia l’obiettivo, sia acquisendo azioni esistenti da terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione apportando nuovi capitali all’interno della target. Un fondo di private equity a differenza del venture capitalist, di solito acquista il controllo di maggioranza di una società già matura.
FASI DI FINANZIAMENTO:
Pre-Seed:l’investitore interviene nella fase di sperimentazione, in cui non esiste ancora un prodotto e l’azienda non è strutturata, ma viene finanziata solo un’idea o un’innovazione. Sotto il profilo del rischio-rendimento sono caratteristici del pre-seed apporti finanziari molto contenuti e livelli di rischio molto elevati, è la fase dove si riscontra una elevata mortalità.
Seed: Apporto di capitali nella fase di avvio dell’attività produttiva, quando l’impresa già esiste, ma non si conosce ancora la validità commerciale del prodotto o del servizio. Tale servizio ha un rischio molto simile a quello del pre-seed financing e necessita che il finanziatore abbia buone competenze tecniche, ma spesso le fasi di sperimentazione a livello di prototipo e di brevetazione sono già state fatte: la società e il suo management sono già esistenti.
Round A: Si parla di first stage financing (Round A) quando l’avvio dell’attività produttiva è completato, ma la validità commerciale del prodotto o servizio è ancora da verificare e sostenere. L’imprenditore in questo caso cerca fondi per finanziare un business già esistente, ma che necessita di essere lanciato e crescere. In questo tipo di operazioni sono già superate le fasi di ideazione, progettazione, sperimentazione, è quindi possibile che l’investitore abbia un profilo meno tecnico e più commerciale: il suo intervento si basa prevalentemente sul finanziamento e sulle competenze manageriali necessarie per il successo nella commercializzazione del prodotto.
Round B:Si tratta di una modalità di investimento particolarmente adatta alle esigenze di una startup di media dimensione,mature per fare quel salto dimensionale necessario per consolidare o migliorare la propria posizione all’interno del contesto competitivo. Vengono attivati finanziamenti che aiutano imprese che si trovano in una situazione stabile, consolidata, che hanno bisogno di capitali per realizzare operazioni di crescita, quali ad esempio acquisizioni di altre società, ingresso in nuovi mercati, realizzazione di cambiamenti interni che comportano investimenti ingenti.
CASH FLOW: il cash flow è la capacità di generare cassa e quindi di ripagare il debito e remunerare gli azionisti:
– il cash flow esprime la differenza tra entrate ed uscite di cassa
– se l’impresa ha un cash flow positivo (entrate>uscite), l’azienda dispone di risorse liquide per finanziare le gestione corrente, coprire i debiti a breve, ma anche finanziare nuovi progetti
– un cash flow negativo (entrate<uscite) è indicatore di rischio aziendale, ed è tipico della fase di startup. In questo caso è fondamentale l’analisi di break-even del cash flow, che indica la dimensione minima dell’attività aziendale che determina una generazione di cassa.
– la presenza di cash flow negativi ha effetti sul costo del debito dell’azienda. Questa variabile è fortemente influenzata anche dalla struttura, dalla stabilità e dalla prevedibilità dei flussi futuri.
ELEVATOR PITCH: l’elevator pitch ha come obiettivo di esporre gli aspetti salienti di un progetto d’impresa in un discorso chiaro, conciso ed efficace, in grado di catturare l’attenzione dell’interlocutore di media cultura nel tempo tipico di una corsa di un ascensore (2-3min max).
DEAL FLOW: Flusso delle opportunità di investimento individuate e analizzate da un investitore nel capitale di rischio.
I canali da cui si ricevono deals solitamente sono:
“Cold emails”
Network di conoscenze
Eventi (Demo Days, Pitches, etc.)
AngelList
CALL OPTION: Diritto ad acquistare da un soggetto determinato la partecipazione nell’impresa da quest’ultimo detenuta, a condizioni prefissate, ad una certa data oppure al verificarsi di determinati eventi.
CAPITAL GAIN: Differenza tra il prezzo di acquisto di una partecipazione e il ricavo derivante dalla sua vendita. Rappresenta la fonte di ricavo principale di un investitore nel capitale di rischio.
DEVELOPMENT CAPITAL: Investimento in capitale di rischio effettuato nelle fasi di sviluppo dell’impresa, realizzato attraverso un aumento di capitale e finalizzato ad espandere (geograficamente, merceologicamente, …) un’attività già esistente (definito anche Expansion capital).
BOOTSTRAPPING: E’ il processo di auto-finanziamento che vede l’imprenditore sostenere il processo di startup esclusivamente con i suoi mezzi, senza l’apporto di capitale esterno.
LOVE CAPITAL: Capitale raccolto presso i propri familiari, parenti e amici per l’avvio e lo sviluppo dell’impresa.
EXPANSION FINANCING: Investimento in capitale di rischio effettuato nelle fasi di sviluppo dell’impresa, realizzato attraverso un aumento di capitale e finalizzato a espandere geograficamente e/o merceologicamente  un’attività già esistente.
COWORKING: Il coworking è una modalità innovativa di lavorare che prevede la condivisione di spazi fisici e di servizi in apposite strutture nate allo scopo di fornire un’alternativa al lavoro in casa a tanti professionisti e piccoli imprenditori. E’ possibile anche solo affittare una scrivania, una sala riunioni o una semplice postazione a tariffe vantaggiose e per periodi che vanno da poche ore ad alcuni mesi.
MENTOR: Il mentor durante il processo di start-up risulta una figura molto importante, soprattutto per chi come la maggior parte degli startupper, muove i primi passi nel mondo imprenditoriale. I suoi suggerimenti possono essere un utile supporto, specie nella fase di creazione e strutturazione del business plan.
MINIMUM VIABLE PRODUCT (MVP): è una strategia usata per testare le caratteristiche del proprio prodotto (primo prototipo) nel mercato in maniera rapida ed efficace. Si caratterizza per essere fatto principalmente nella primissima fase di vita di una start-up, per capire i feedback e suggerimenti da parte degli early adopter. Fondamentale per capire subito se si sta costruendo un prodotto che il cliente non vuole in modo tale da cambiare prima che sia troppo tardi.
TRACTION: per traction si intende la prova che qualcuno vuole il tuo prodotto, l’evidenza quantitativa della richiesta del mercato. La si può intendere come l’insieme dei valori nel seguente ordine (da adattare ad ogni singola startup):
– Profitability
– Revenues
– Active users
– Registered users
– Engagement
– Partnerships/clients
– Traffic
PREMATURE SCALING: è una delle cause principale di morte per le startup se fatta male, si intende spendere soldi oltre il necessario per far crescere il business (es: assumere personale extra, marketing troppo costoso, leasing, perfezionare troppo il prodotto inizialmente, etc.) prima di aver trovato il giusto adattamento/taglio del prodotto o mercato.
STEALTH STARTUP:  è una startup che agisce con discrezione, evitando l’attenzione dei media e del pubblico. Può essere fatta per nascondere informazioni ai competitors o per gestire in un particolar modo la propria immagine,
HALO EFFECT: L’effetto alone o halo effect è quell’effetto per cui le caratteristiche positive di un particolare oggetto vengono estese agli altri oggetti della stessa marca. Questa teoria è stata usata per descrivere come il successo dell’iPod abbia avuto effetti positivi sulla percezione degli altri prodotti Apple
ENTREPRENEUR IN RESIDENCE (EIR): Si intende un imprenditore d’esperienza che viene “assunto” da una società di Venture Capital per aiutare a valutare le startup target di potenziali investimenti e fungere da mentor delle companies già presenti nel portafoglio.
 A/B TESTING: A/B testing è quando si creano due varazioni differenti di una pagina web o landing page e si manda lo stesso ammontare di traffico su ciascuna di esse. Dopo di che si misura il numero di conversioni per ciascuna variazione e si decreta la vincitrice sulla base di quella che ha generato il maggior numero di conversioni. Quando si decide il vincitore,  si indirizza il traffico su quella versione così si può iniziare a beneficiare del maggior tasso di conversione fornito dalla variazione vincente.
AHA MOMENT:  AHA moment lo si può intendere come quel momento in cui “ti si accende la lampadina” e inizi un’attività partendo dalla ricerca di una soluzione ad un tuo problema.
CUSTOMER DEVELOPMENT MODEL: è un modello che parte dalla prospettiva dei clienti sviluppando qualcosa nel quale essi siano direttamente interessati nell’acquistare/usare.  Questo concetto è fortemente promosso da Steve Blank ed Eric Ries che incoraggiano le startup ad avere frequenti feedback dai propri clienti prima di sviluppare troppo il proprio prodotto (nella direzione sbagliata).
I quattro step del modello:
1. Customer Discovery
2. Customer Validation
3. Customer Creation
4. Company Building
STAGE DI UNA STARTUP: per stage si intende lo stadio di sviluppo di una startup. Non c’è una specifica regola per la definizione di “stage” di una società, ma le startup tendono ad essere suddivise in:
– Seed Stage
– Early Stage
– Mid-Stage
– Late Stage
Molti Venture Capitalist investono solamente in startup che siano in determinati stage della loro vita, gestiscono spesso molteplici investimenti per diversi stadi di sviluppo delle company target.
ZOMBIE STARTUP: si riferisce a quelle startup che mostrano un aumento minimo di traffico web negli ultimi anni e continuano ad operare nel mercato.
Esempio: una startup viene reclamata come un “big deal”, ma ha crescita zero negli scorsi 2 anni.
 GO-TO-MARKET STRATEGY: Per “go-to-market strategy” si intende il piano di una startup per acquisire clienti/users nel mercato prescelto.
La strategia di solito parte dalla risposta di queste 5 domande.
CHI è il target che andiamo ad aggredire nel mercato?
COSA offriamo al nostro cliente target?
QUANTO facciamo pagare il nostro prodotto/servizio per clienti differenziati?
COME promuoviamo i nostri prodotti ai clienti target?
DOVE promuoviamo e vendiamo i nostri prodotti ai clienti?
 INTERNET OF THINGS: o più semplicemente “Internet delle cose” è la possibilità di dotare di un’identità digitale oggetti di uso comune connettendo tra loro gli oggetti grazie a internet, offrendo così ai loro utilizzatori nuove funzionalità. L’obbiettivo dell’internet delle cose in sostanza è di dare un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico.
Esempi:  le piante comunicano all’innaffiatoio quando è il momento di essere innaffiate, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza.
STORYTELLING: si intende l’arte di raccontare una storia  in maniera interattiva usando parole e azioni per rivelare gli elementi e le immagini in modo da  incoraggiare l’immaginazione di chi sta ascoltando. Un consiglio per gli startupper: “Tell it, don’t Sell it”
HOCKEY STICK CURVE: per “hockey stick curve” si intende un grafico che presenta una tasso di crescita iniziale della startup molto basso e all’improvviso invece il tasso si impenna e cresce vertiginosamente. Questa particolare forma che prende il grafico viene chiamata “hockey stick” perchè ricorda la parabola del disco da hockey.
IRR – INTERNAL RATE OF RETURN: Uno dei piu importanti indici di misura di come un Venture Capital misura le performance della startup. IRR tecnicalmente è un tasso di sconto, ossia il tasso al quale il valore attuale di una serie di investimenti è uguale al valora attuale dei ritorni di questo stesso investimento.
IRR è spesso usato come indice capital budgeting, è il tasso di interesse che rende il valore attuale netto di tutti i flussi di cassa uguale a zero. Essenzialmente  IRR puo essere visto come il ritorno che la startup puo ottenere se si espande o investe in se stessa piuttosto che investa capitale al di fuori.

Fonti: Italiastartup, wikipedia, Forbes, Investopedia,ninjamarketing, Wired, Bloomberg etc…

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