Operazione liquidità. Il nostro punto di vista

Operazione liquidità. Il  decreto legge approvato ieri, del quale si attende ancora la pubblicazione in  Gazzetta Ufficiale ( e quindi non è ancora noto il testo preciso) il Governo ha approntato alcune misure volte ad estendere la garanzia pubblica (Fondo di Garanzia) sui prestiti erogati dal sistema bancario alle imprese, con il dichiarato fine di garantire alla imprese la necessaria liquidità per superare la crisi indotta dal coronavirus, che certamente è destinata ad aumentare nei prossimi mesi. L’entrata in vigore del DL è inoltre vincolata all’approvazione della Commissione Europea.

Le misure del decreto, operazione liquidità

Si tratta di  200 miliardi di euro, dei quali 30 destinati alle PMI, ai lavoratori autonomi ed ai professionisti, con un meccanismo probabilmente troppo complicato per le aspettative, che riflette le discussioni politiche di questi ultimi giorni.
In estrema sintesi, la garanzia pubblica dovrebbe coprire:
– Il 90% dell’importo del finanziamento per imprese con meno di 5 mila dipendenti in Italia e fatturato fino a 1,5 miliardi di euro.
– L’80% dell’importo del finanziamento per imprese con più di 5 mila dipendenti in Italia e fatturato compreso tra 1,5 miliardi e 5 miliardi di euro
– 70% dell’importo del finanziamento per imprese con fatturato superiore a 1,5 miliardi.
– La garanzia arriverà al 100% solo per soggetti fino a 3,2 milioni di euro di ricavi, e solo per prestiti inferiori a 25.000 euro oppure, per le imprese con fatturato massimo di 800.000 euro, solo fino al 15% del fatturato (quindi massimo 120.000 euro). In questi casi, la garanzia verrà concessa per il 90% da Cassa Depositi e Prestiti e per il 10% dalla Sace.

Condizioni

L’importo finanziato deve essere destinato a coprire  costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti e unità produttive ubicati in Italia.

Il finanziamento avrà durata massima di  6 anni, con preammortamento di massimo 24 mesi. Il tasso di interesse del primo anno non potrà essere superiore allo 0,25% per le pmi e o,5% per le imprese più grandi. (condizioni che comunque devono essere rilasciate e confermate dalla Banca erogante che in relazione al livello di rischio, alle finalità ed alla durata può applicare maggiorazioni in termini di Spread).

Quanto  all’ammontare del finanziamento, per le imprese medie e grandi esso non potrà essere superiore al maggior valore tra il 25% del fatturato realizzato in Italia nel 2019 dall’impresa e il doppio del costo dei dipendenti in Italia del 2019 (entrambi i valori devono risultare dal bilancio approvato o da dati certificati, qualora il bilancio non sia ancora stato approvato). Particolari disposizioni sono riservate alle società che appartengono ad un gruppo, in quanto l’importo del finanziamento e la verifica dei limiti devono essere verificati a livello di gruppo. Sono inoltre previsti vincoli per le imprese che ottengono i finanziamenti; in particolare, non devono distribuire utili nei 12 mesi successivi all’erogazione (anche a livello di gruppo !!!) e devono impegnarsi a gestire il livello occupazionale attraverso accordi sindacali.

La nostra analisi ragionata

Certo le intenzioni sono ottime ma i meccanismi molto lontani dal paventato, auspicato e sbandierato automatismo. In effetti dalle dichiarazioni della conferenza stampa di lunedì sera, si poteva (e potrebbe) evincere una estrema semplificazione soprattutto se, riferito ai prestiti che prevedono copertura della garanzia al 100%, viene dichiarato un presunto automatismo, quasi a dire che basta recarsi in banca e ti consegnano istantaneamente un assegno circolare o ti girano il bonifico.

In effetti come si può  agevolmente evincere, non sussiste alcun automatismo di tal genere e  l’erogazione del finanziamento è tutt’altro che agevole, al contrario di quanto comunicato del Governo. La sola necessità di ottenere un bilancio approvato, o comunque di richiedere una certificazione dei dati, metterà in grossa difficoltà molte piccole e medie imprese, già alle prese con le chiusure forzate  o comunque con la contrazione dell’attività. Difficoltà che si aggravano qualora l’impresa appartenga ad un gruppo, per non parlare delle ulteriori informazioni quasi impossibili da produrre ai fini dell’istruttoria (maggior valore tra fatturato e costo del lavoro).

In verità

Inoltre, (e a conferma delle impressioni),  dalle  informazioni da noi raccolte presso il sistema bancario, appare lontana dal vero anche l’affermazione (più volte portata all’attenzione della stampa  e dei media) che il finanziamento verrà erogato con una istruttoria molto snella. In primo luogo perché l’istruttoria è comunque necessaria per verificare le (troppo?) numerose condizioni  previste (e la relativa produzione documentale per alcune ipotesi quasi impossibile), in secondo luogo perché l’istruttoria è necessaria per attribuire il rating creditizio all’impresa (quello bancario) ed in terzo luogo perché le banche vogliono scongiurare possibili contenziosi futuri e gestione di ulteriori NPL. Senza tacere del fatto che se la garanzia non arriva al 100%, l’istituto di credito vorrà svolgere una giusta e approfondita istruttoria per la parte del finanziamento non garantita.

Sempre dalle  informazioni raccolte, inoltre, occorre fare i conti con l’organizzazione dagli istituti di credito; la loro attività soffre infatti delle limitazioni imposte a tutti gli operatori dalle misure di contenimento del covid-19, ma devono far fronte comunque all’attività ordinaria e, da oggi, alle numerose richieste di mutui garantiti, dovendo scontare i carichi di lavoro prioritari derivanti dalle richieste di moratorie e/o sospensioni e con l’ulteriore beffa che la confusione creata dalla successione di decreti privi di attuazione blocca anche le iniziative che molte banche avevano già autonomamente messo in campo per sostenere l’imprenditoria locale.

Il nostro punto di vista

L’operazione liquidità, così come presentata presenta diverse lacune e appesantimenti procedurali che di fatto verranno scaricati tutti sul sistema bancario. Badate bene che la nostra vuole essere una analisi critica e oggettiva senza voler prendere le difese o l’accusa di alcuna delle parti e soprattutto senza alcuna strumentalizzazione politica. Dal nostro punto di vista sarebbe stato molto meglio gestire tutta l’operazione attraverso una sezione on line dello stesso Fondo di Garanzia o magari attraverso uno sportello on line di Cassa Depositi e Prestiti senza ingolfare il sistema bancario.

A monte e in radice però mettiamo in  dubbio l’intera efficacia della presunta “operazione liquidità” trattandosi di ulteriore debito a carico del sistema imprenditoriale e produttivo, vincolandolo, tra l’altro al monitoraggio sindacale e imponendo paletti mortificanti: investimenti, circolante, dipendenti, non distribuire utili, ecc.

Molto meglio sarebbe stato avviare  azioni molto più coraggiose e strutturali (ripetiamo ancora una volta senza alcuna strumentalizzazione politica, ve ne preghiamo), magari in apparenza inique, è vero, ma comunque necessarie come possono esserlo in tempo di guerra.

Parliamo della creazione  di vera liquidità, immediata, disponibile,  per le famiglie, le professioni e le imprese, da generare “cancellando” o riducendo sensibilmente (70%-80%?) tutti i carichi fiscali che derivano da cartelle, atti di accertamento o c.d. avvisi bonari, e cancellando ogni carico fiscale e contributivo  per tutto il 2020, incluso quello derivante da lavoro dipendente sia a carico dei lavoratori che delle imprese.

Ad oggi, le misure attivate, sappiamo bene che rientrano nell’alveo nelle concessioni (scarse) fatte dall’Unione e dalla Commissione Europea, e di questo occorre tenerne conto nel valutare l’operato del Governo, ciò che contestiamo è il continuo appesantimento (in alcuni casi addirittura insostenibile)  e la continua traslazione di responsabilità  sul sistema produttivo.

La presunta liquidità derivante dalle misure programmate non può rappresentare un vero volano della ripresa se  una parte di quella liquidità dovrà essere impiegata  (anche se non previsto dagli scopi d’uso dei mutui) per pagare carichi fiscali e contributi soltanto traslati nel tempo o  addirittura in piena vigenza come le rateazioni degli avvisi bonari; se quella liquidità, per vincolo d’uso non possa colmare tout court, la carenza di liquidità derivante dai cali di fatturato e degli incassi e dovendo, tra l’altro garantire i livelli occupazionali.

Infine, una parola va spesa per le famiglie non considerate in alcuna casistica: quelle che non avendo un  mutuo casa, ma un affitto, non trarranno alcun vantaggio dalle misure messe in atto. (ovviamente non consideriamo nemmeno la “mancetta” dei 600 euro).

 

Non lasciare che le tue domande rimangano senza risposta. Prenotando una call, avrai l’opportunità di discutere direttamente con noi e trovare insieme le soluzioni più adatte alle tue esigenze. Che si tratti di approfondire gli argomenti trattati o di esplorare nuove opportunità, siamo qui per aiutarti. La conoscenza è potere, ma la conversazione è la chiave!

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